Con l’emergere dei dettagli della cattura, si diffondono sempre più informazioni sullo stato di salute del latitante. Il Garante della Privacy richiama i giornalisti sulla privacy violata di Matteo Messina Denaro.
Durissima è la reazione del Garante della Privacy all’indomani della cattura di Matteo Messina Denaro. Il messaggio viene affidato alle severe parole di Guido Scorza che ha rilasciato un’ intervista all’HuffPost. Egli afferma: “Un frainteso ed equivocato diritto di cronaca sembra aver inghiottito la privacy, ma i limiti dell’interesse pubblico sono indicati dalla legge e dai codici deontologici firmati da giornalisti e editori”
Il componente del Collegio per il Garante, riprende i giornalisti per la superficialità con cui hanno diffuso. informazioni circa lo stato di salute di Matteo Messina Denaro e indiscrezioni sulla sua vita sessuale
Scorza si riferisce alla pubblicazione della cartella clinica del latitante, corredata di dettagli sullo stato del tumore che lo colpisce. Sono stati rese pubbliche anche indiscrezioni circa la sua abitudine di ricevere nel suo covo visite femminili.
Il Garante fa appello al codice deontologico dei giornalisti ma prima ancora invita alla riflessione circa la necessità della diffusione di queste informazioni.
Il principio di necessità delle informazioni
Ciò che contesta il Garante della Privacy è proprio la diffusione massiva e indiscriminata di notizie che ruotano attorno ad un accadimento.
Guido Scorza ha contestato la diffusione di quelle informazioni perché non attinenti al fatto principale, ovvero la cattura di colui che si reputa essere il mandante delle stragi degli anni ’90. Egli rimanda alla violazione del principio di necessità del trattamento dei dati oltre che alla minimizzazione delle informazioni. Criteri totalmente ignorati dai cronisti che hanno divulgato notizie di contorno e non pertinenti, esasperando il diritto di cronaca sancito dalla nostra Costituzione all’art. 21.
“Si dice spesso che è difficile identificare i confini del diritto di cronaca, i limiti dell’interesse pubblico a conoscere fatti e misfatti specie di personaggi pubblici e, talvolta, è davvero così” – continua Scorza, e aggiunge che chi ha contribuito alla circolazione di quelle notizie stava “cancellando quella linea di confine tra il pubblico e il privato al cui rispetto ha diritto persino il più feroce degli assassini, dei macellai e dei mostri”.
Lo stato di diritto è anche dei latitanti
Il nodo resta proprio lo stato di diritto, ovvero quell’insieme di norme, cultura e valori che fanno della nostra democrazia l’ancora di legalità alla quale ognuno può aggrapparsi. Scorza aggiunge nella sua intervista che l’assurdità delle sue parole risiede nel fatto che egli sta difendendo i diritti di colui che per una vita intera ha calpesto i diritti altrui, macchiandosi dei crimini più feroci.
Ma il valore di un sistema sano e garantista si sostanzia in questo: lo Stato non si piega alla sopraffazione del più forte sul più debole e conserva quei valori di lotta all’iniquità di trattamento che lo fondano.
Se tacessimo sulla privacy violata di Matteo Messina Denaro il nostro Stato non sarebbe più di Diritto. Esso crollerebbe sotto il peso del suo stesso fallimento per aver ceduto alle spinte sopraffattrici dei diritti.