COVID-19 e Privacy. La tecnologia dell’informazione ai tempi del Coronavirus
Dal Governo l’impulso per l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione per arginare il COVID-19. In moto una macchina da guerra e la Privacy? Chi garantisce i nostri dati?
Il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione (MID) ha invitato aziende, università, enti, centri di ricerca, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti che hanno già a disposizione piattaforme o le possono in brevissimo tempo adattare, tecniche e algoritmi di analisi e intelligenza artificiale, robot, droni e altre tecnologie per il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del Covid-19.
Iniziative estemporanee di monitoraggio degli spostamenti tramite cellulare, raccogliendo dati in forma aggregata e anonima, sono già stati messi in atto, in maniera autonoma, come ad es. dalla Regione Lombardia. Opportuno sarebbe agire in modo coordinato a livello nazionale e con oversight pubblica.
Nell’ambito dell’iniziativa “Innova per l’Italia”, il MID ha lanciato un ulteriore invito, congiuntamente al Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e all’OMS al mondo dell’impresa e della ricerca al fine di individuare le migliori soluzioni digitali disponibili per la telemedicina e assistenza domiciliare dei pazienti.
L’obiettivo della call è individuare soluzione tecnologiche come:
- app e soluzioni tecniche di teleassistenza per pazienti domestici, sia per patologie legate a Covid-19, sia per altre patologie. Rientrano in questo ambito app, siti web e chatbot per l’automonitoraggio delle condizioni di salute, rivolte a tutti i cittadini o solo ad alcune fasce (come i soggetti sottoposti a isolamento fiduciario);
- tecnologie e soluzioni per il tracciamento continuo, l’alerting e il controllo tempestivo del livello di esposizione al rischio delle persone e conseguentemente dell’evoluzione dell’epidemia sul territorio. Rientrano in questo ambito sistemi di analisi dati, tecnologie hardware e software utili per la gestione dell’emergenza sanitaria.
L’uso sistemico delle tecnologie emergenti (data analytics, intelligenza artificiale) e della telemedicina (teleconsulto, televisita) ha già dato prova in altri Paesi del mondo di essere un’arma molto efficace per monitorare e contenere il contagio da Coronavirus.
Per contenere la diffusione del contagio si pensa, anche, a soluzioni come il gps e il bluetooth finalizzate al tracciamento di soggetti potenzialmente entrati in contatto con il virus.
Si va, dunque, verso l’adozione di misure di monitoraggio, prevenzione e controllo ancor più efficienti e penetranti, tali da mettere a dura prova la privacy. Come e in quale misura lo sapremo nei prossimi giorni.
Nel frattempo l’Enac, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, in deroga alle disposizioni vigenti, ha autorizzato l’uso dei droni per il controllo dei cittadini. Oltre alla Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza che fanno uso di questi mezzi aerei a pilotaggio remoto da tempo e senza particolari problemi, l’utilizzo si è esteso alle polizie municipali, anch’essi impegnate nei controlli sulle norme Covid-19. Questo allargamento ha fatto emergere utilizzi scorretti ma nonostante ciò l’impiego continua.
Una call for contributions a supporto del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta, dunque, valutando le migliori proposte disponibili, per agire in modo coordinato a livello nazionale.
E la privacy?
Intanto il governo, con il Decreto Legge 9 marzo 2020 all’Art. 14, contenenti disposizioni sul trattamento dei dati personali nel contesto emergenziale, ha disposto una deroga dotando la protezione civile, e non solo, dei poteri straordinari in materia di privacy nell’ambito dell’emergenza Covid-19.
Sul tema privacy è intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro il quale in una intervista sul Corriere della Sera ha dichiarato che: “L’acquisizione di trend, effettivamente anonimi, di mobilità potrebbe risultare una misura più facilmente percorribile, laddove, invece, si intendesse acquisire dati identificativi, sarebbe necessario prevedere adeguate garanzie, con una norma ad efficacia temporalmente limitata e conforme ai principi di proporzionalità, necessità, ragionevolezza. In tal senso, andrebbe effettuata un’analisi dell’effettiva idoneità della misura a conseguire risultati utili nell’azione di contrasto. Ad esempio, apparirebbe sproporzionata la geolocalizzazione di tutti i cittadini italiani, 24 ore su 24, non soltanto per la massività della misura ma anche e, forse, preliminarmente, perché non esiste un divieto assoluto di spostamento e dunque la mole di dati così acquisiti non avrebbe un’effettiva utilità. Diversa potrebbe essere, invece, la valutazione relativa alla geolocalizzazione, quale strumento di ricostruzione della catena epidemiologica. In ogni caso, è indispensabile una valutazione puntuale del progetto. Non è il tempo dell’approssimazione e della superficialità”.
Sulla possibilità che vengano coinvolte anche le piattaforme come Google o Facebook, Soro aggiunge: “Il coinvolgimento delle piattaforme, se necessario ai fini dell’acquisizione di dati utili a fini di prevenzione, va normato adeguatamente, circoscrivendo, per ciascun soggetto coinvolto nella filiera del trattamento, i rispettivi obblighi. Se, infatti, può essere opportuno che il patrimonio informativo di cui dispongano i big tech sia messo a disposizione per fini di utilità collettiva, dall’altro questo non deve risolversi in un’occasione di ulteriore incremento di dati da parte loro. In ogni caso, gli utenti devono essere adeguatamente informati di tale ulteriore flusso di dati, che deve essere comunque indirizzato solo ed esclusivamente all’autorità pubblica, a fini di prevenzione epidemiologica”.
Il Comitato europeo per la protezione sui dati ha affermato che l’emergenza è una condizione giuridica che può legittimare limitazioni delle libertà nell’adozione di misure per il contrasto della pandemia di Coronavirus, a condizione che tali limitazioni siano proporzionate e confinate al periodo di emergenza.
È nell’interesse dell’umanità arginare la diffusione delle malattie e utilizzare tecniche moderne nella lotta contro i flagelli che colpiscono gran parte del mondo, ma la presidente del Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb) Andrea Jelinek ha sottolineato che: “anche in questi momenti eccezionali, titolari e responsabili del trattamento devono garantire la protezione dei dati personali degli interessati. Tale legislazione eccezionale è possibile solo se costituisce una misura necessaria, adeguata e proporzionata all’interno di una società democratica”.
Come riporta “Il Punto”, La7 di Paolo Pagliaro: “La commissione tecnica è dunque a lavoro per selezionare le soluzioni migliori ma c’è bisogno che lo faccia in fretta, anche perché nel frattempo ogni Regione sta andando per conto proprio. La Lombardia tiene sotto controllo la mobilità grazie alle informazioni aggregante fornite dalle compagnie telefoniche. L’Umbria ha adottato una app per individuare i casi positivi di Coronavirus. In Sardegna una applicazione consente di georeferenziare gli spostamenti delle persone sottoposte a quarantena. L’app della Regione Lazio è progettata per attivare una visita medica a distanza. Quella della Sicilia permette di monitorare i contagiati asintomatici. Il Garante della privacy ha detto che si possono utilizzare dati anche non aggregati, dunque individuali purché se ne faccia un uso proporzionato, temporaneo, specifico e responsabile. Una regia centrale con un uniforme sistema di garanzie è dunque urgente”.
Fonti: MID, AGID.
Vedi anche: > Responsabile Protezione Dati: chi è e cosa fa