Covid-19. Processo penale da remoto: piattaforme e rischi privacy.
Mentre, l’introduzione del processo telematico, obbligatorio già dal 2014 negli uffici di merito civili – Tribunali e Corti di Appello – ha avuto tempo per misurarsi e assestarsi in questi anni, nel settore penale non è di fatto mai iniziato, per una serie di problematiche insite nelle peculiarità della giurisdizione penale.
In tempi di COVID-19 la Giunta dell’Unione Camere Penali Italiane ha manifestato da subito la “contrarietà ad ogni forma di smaterializzazione del processo e dell’aula giudiziaria, considerando tali innovazioni incompatibili con le garanzie costituzionali legate al giusto processo. Se si accetta il processo penale da remoto sarà una sconfitta, sarà il lockdown dei diritti.”
I rischi sulla privacy. Ribadiscono un no fermo al processo dibattimentale a distanza. Il contraddittorio tra le parti deve dunque svolgersi davanti al giudice e non davanti ad uno schermo incapace di garantire l’immediatezza che è tipica del giusto processo. Indispensabile la vicinanza fisica e diretta tra il giudice, le parti e i protagonisti della prova orale.
Critiche e dubbi dai rappresentanti dell’Unione Camere Penali si concentrano anche sui problemi in relazione al rischio per la riservatezza dei dati, gestiti da piattaforme private non controllate in modo adeguato. Afferma la Giunta dell’UCPI che: “le soluzioni proposte sino ad ora dal DGSIA appaiono (per quanto noto) inaccettabili e contrastano con l’attuale specifica normativa a protezione dei dati e con le basi stesse della sicurezza informatica in un settore delicato quale la giurisdizione penale. E’, dunque, opportuno fare una segnalazione al Garante, affinché sia valutato il rispetto della normativa di cui al D.Lgs. 51/2018 nelle soluzioni tecnologiche individuate dal Ministero per la virtualizzazione di atti e udienze penali.”
Covid-19. Processo penale da remoto. Piattaforme e rischi privacy.
Il Garante della Privacy, Antonello Soro, ha immediatamente espresso disappunto perché l’Autorità che rappresenta non è stata investita di alcuna richiesta di parere sulle norme emanate in merito, e preoccupazione sulle determinazioni della DGSIA in ordine alla scelta della piattaforma e dell’applicativo da indicare ai fini della celebrazione da remoto del processo penale. L’ha fatto con una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia, al riguardo ha osservato che: “la nota ricevuta dall’Unione Camere Penali si interroga sulle caratteristiche delle piattaforme indicate dalla DGSIA ai predetti fini, nonché sull’opportunità della scelta di un fornitore del servizio in questione stabilito negli USA e, come tale, soggetto tra l’altro all’applicazione delle norme del Cloud Act (che come noto attribuisce alle autorità statunitensi di contrasto un ampio potere acquisitivo di dati e informazioni). Il quesito in parola rappresenta anche l’esigenza di verificare la conformità, rispetto alla disciplina del D.Lgs. n. 51 del 2018, dei trattamenti di dati personali realizzati mediante gli applicativi indicati, alla luce dei termini del servizio concordati tra Microsoft Corporation e il Dicastero della Giustizia”.
Continua Soro, che: “l’UCPI si interroga, inoltre, sulla tipologia di dati eventualmente memorizzati da Microsoft Corporation per finalità proprie, del servizio o commerciali; sui soggetti legittimati all’accesso ai metadati delle sessioni e, in particolare, sull’eventualità che Microsoft Corporation o un amministratore di sistema possa desumere, dai metadati nella sua disponibilità, alcuni dati “giudiziari” particolarmente delicati quali, ad esempio, la condizione di soggetto sottoposto alle indagini o di imputato, magari in vinculis.
Si tratta di temi sicuramente rilevantissimi e degni, pur nella condizione emergenziale Covid-19 che stiamo vivendo, della massima attenzione, al fine di coniugare esigenze di giustizia, tutela della salute e protezione dati.”
Covid-19. Processo penale da remoto: piattaforme informatiche e rischi sulla privacy.
La domanda che i penalisti si pongono è: come si può garantire la riservatezza su una piattaforma gestita da privati? Il Presidente della Camera penale di Crotone, in una recente videoconferenza ha affermato che: “…se si dovesse celebrare un processo da remoto con imputati eccellenti, magari esponenti politici anche internazionali, in balia di Microsoft Teams quali scenari si aprirebbero?”.
Pensare che questa nuova metodologia del processo penale possa protrarsi oltre la durata dell’emergenza Covid-19, crea, indubbiamente, condivisibili perplessità.
Laura De Bernardo
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