Il 2023 si apre con importanti novità per il diritto all’oblio digitale: la Riforma della Giustizia Cartabia introduce il diritto all’oblio digitale rapido. Esso sarà fruibile da chiunque venga assolto a seguito di un processo penale. La norma tutela non solo le persone note, ma tutti coloro che sono stati sottoposti a procedimento e che desiderano ristabilire la loro reputazione. Ecco in cosa consiste e come attivarlo.
La Riforma Cartabia e il diritto all’oblio digitale rapido
Con il D. Lgs n. 105/2022 entra in vigore dal 1° gennaio 2023 la tanto attesa Riforma della Giustizia Cartabia, dal nome della Ministro proponente. La Legge introduce l’inedito diritto di chiedere alle cancellerie dei Tribunali di apporre una particolare annotazione alla sentenza di proscioglimento. Questa annotazione conterrà un provvedimento di deindicizzazione con il quale il privato potrà chiedere ai motori di ricerca la cancellazione dei dati personali dal web.
La nuova norma è rivolta agli assolti dai procedimenti giudiziari. Basterà, infatti, una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere oppure un provvedimento di archiviazione. I soggetti potranno chiedere alla cancelleria del giudice (scelta mirata a velocizzare tale iter) di apporre al provvedimento conclusivo l’annotazione con la richiesta di deindicizzazione. Ma come funziona e cosa cambia nella Riforma?
La deindicizzazione dei dati
Per capire meglio la portata innovativa nella norma occorre fare un passo indietro: era già possibile chiedere la rimozione dei propri dati al titolare del trattamento dei dati, ma non era sufficiente a risolve il problema.
Nonostante la preesistenza del diritto all’oblio digitale (sancito nell’art. 17 del Regolamento UE 16/678 – GDPR), non era possibile ottenere la cancellazione del nome dalle ricerche correlate ad esso.
Infatti, la legge non prevedeva alcun obbligo per le testate giornalistiche di cancellare dai propri archivi articoli contenenti il nome sottoposto a richiesta di cancellazione. Motivo per il quale il diritto all’oblio digitale era considerato debole.
Con la Riforma si inserisce la pratica della deindicizzazione dei dati, precludendo ai motori di ricerca di trovare nel web i contenuti associati al nome della persona che ne fa richiesta. In questo modo la Riforma Cartabia garantisce il diritto all’oblio digitale rapido: esercitabile da subito (entro 3 giorni dalla sentenza di conclusione del procedimento) e con effetti certi.
La novità è contenuta nell’art. 64-ter del decreto, e prevede che il privato possa chiedere il provvedimento di deindicizzazione dei dati con il quale “venga preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento”.
È interessante notare come l’articolo parli sia della deindicizzazione riferendosi ad articoli scritti nel passato, sia dell’inibizione dell’indicizzazione, per gli articoli futuri. In tal modo la norma interviene anche per gli articoli non ancora scritti ed evita ogni vuoto normativo. Con questa scelta così accurata, il diritto alla privacy dei soggetti sarà interamente tutelato e i privati avranno pieno potere sulle proprie informazioni personali e sulla loro diffusione.
La ratio della norma
A differenza di quello che si può pensare, la necessità di tutelare la privacy non nasce dall’esigenza di difendere la credibilità delle persone famose.
L’esigenza nasce proprio dalla pervasività che articoli di giornali, social, servizi giornalistici e post pubblici hanno nella vita di tutti i giorni. La totale libertà della circolazione di notizie fa sì che soprattutto la gente comune, che non ha la possibilità o la voglia di apparire in pubblico per “dire la propria”, non voglia comunque rinunciare a proteggere e risanare la propria credibilità.
Si pensi a quelle persone che cercano lavoro e che sono quindi oggetto di ricerca da parte dei recruiter: l’associazione del proprio nome a un procedimento penale non deporrà di certo a loro favore.
Sarà chiaro a tutti che questi avrà sicuramente più difficoltà di altri a salvaguardare il suo buon nome e ad assicurarsi un futuro o a reinserirsi in società.
Conclusioni
La Riforma Cartabia si inserisce qui, in tutte le pieghe che il diritto alla privacy crea. Essa cerca di evitare l’insorgere di vuoti normativi e di tutelare situazioni di fatto e di diritto date dalla circolazione aggressiva dei dati personali in rete.
È un importante traguardo per l’Italia, solitamente vista come fanalino di coda nella tutela dei diritti e per questo destinataria delle sanzioni europee. Molto c’è ancora da fare nel nostro iter legislativo per assicurare un rapido recepimento delle direttive provenienti dall’Europa. Lo scopo non è solo di evitare l’onere delle sanzioni ma anche di assicurare una più pronta risposta normativa alle esigenze di tutti i consociati.